Che cosa significa, oggi, parlare italiano in Svizzera? Esiste una Svizzera di cultura italiana che valica i confini geografico-territoriali del Cantone Ticino e delle valli italofone dei Grigioni? E chi sono, in fin dei conti, le persone che parlano e usano l'italiano dentro ma soprattutto fuori di questi confini?
Attraverso le testimonianze di quattordici residenti autoctoni, migranti o immigrati di varie generazioni, che vivono “in italiano” al Nord delle Alpi, questo libro si propone di misurare l’effettiva vitalità della lingua e della cultura italiane in Svizzera e di analizzarne le peculiarità più significative. I risultati presentati nei contributi che accompagnano i ritratti sono per certi versi sorprendenti e confermano una “presenza totale” dell’italiano, in particolare nei contesti urbani e periurbani. L’italianità comprende un polo autoctono compatto nella Svizzera italiana tradizionale e un polo più consistente, alloctono, sedimentato e diffuso in tutto il Paese. Quasi un residente su otto in Svizzera ha un legame con l’italianità, in varia gradazione: è italofono, ha origini italiane, ha affinità con la cultura o la lingua italiana. Posti nella giusta prospettiva territoriale, sullo sfondo di una forte mobilità e delle nuove forme di comunicazione digitale, i dati danno un nuovo profilo alla “minoranza” italofona in Svizzera, svelandone il valore e le potenzialità in un contesto sempre più pluriculturale.
Gli autori:
Verio Pini è consulente per la politica linguistica presso la Cancelleria federale svizzera a Berna; Sandro Cattacin è direttore dell’Istituto di ricerche sociologiche dell’Università di Ginevra; Irene Pellegrini è ricercatrice all’Istituto di ricerche sociologiche dell’Università di Ginevra; Rosita Fibbi è ricercatrice al Forum Svizzero per gli Studi della Migrazione e la Popolazione dell’Università di Neuchâtel e docente di sociologia delle migrazioni all’Università di Losanna.
Sergio Romano, già direttore generale delle Relazioni culturali del ministero degli Esteri italiano e ambasciatore emerito, è editorialista per il Corriere della Sera; Sacha Zala è direttore dei Documenti diplomatici svizzeri e presidente della Società svizzera di storia; Remigio Ratti, già consigliere nazionale, è presidente di Coscienza Svizzera.
Il volume, disponibile sia in versione cartacea che pdf, partecipa al progetto pilota del Fondo Nazionale Svizzero OAPEN-CH, sulle modalità e ripercussioni della pubblicazione in accesso aperto (open access) di monografie a carattere scientifico.
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