Volendo esaminare lo statuto giuridico dell’italiano nelle tre più consistenti realtà, poste al di fuori del territorio della vicina Repubblica, che lo riconoscano come lingua co-ufficiale, il volume di Lino Panzeri (ricercatore di Istituzioni di diritto pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi dell’Insubria) e Maria Paola Viviani Schlein (professore ordinario di Diritto pubblico comparato e Diritto pubblico svizzero nella stessa Facoltà) “Lo statuto giuridico della lingua italiana in Europa – I casi di Croazia, Slovenia e Svizzera a confronto”, Milano, Giuffré 2011, prende appunto in considerazione questi tre Paesi. Nel caso della Svizzera, peraltro, il concetto di lingua minoritaria – comunque sempre sfumato e impreciso – perde ancora più rilevanza, dal momento che si tratta di una delle componenti fondanti della realtà nazionale elvetica e che la struttura robustamente federale del Paese attribuisce valenza e tutela del tutto particolari alla popolazione italofona, pur numericamente non folta. Se questo è certamente vero dal punto di vista costituzionale, legislativo e giuridico in genere, problemi abbastanza gravi emergono invece dal punto di vista pratico, in un contesto in cui la lingua e la cultura italiane mostrano addirittura alcuni segni di recessività. Ma è proprio davanti a situazioni di questo genere che il richiamo alle garanzie strutturali e giuridiche cui è dedicato questo volume appare opportuno e necessario, benché certo non sufficiente a valutare appieno lo stato di salute – e di rispetto effettivo - di una lingua e di una cultura in cui si riconosce una percentuale della popolazione ben al di sotto del 10%. |