Luca De Biase, giornalista e scrittore, fondatore di Nòva del Sole 24 Ore, è l’ospite del secondo appuntamento sul “Futuro digitale prossimo venturo”.
Il ciclo di conferenze, organizzato dalla Fondazione Möbius Lugano, dalla Biblioteca cantonale di Lugano, dal CERDD e da Coscienza Svizzera, ci aiuta a esplorare vizi e virtù della cultura digitale. Di fronte all’incalzante innovazione tecnologica e alla grande trasformazione della nostra epoca le domande che riguardano il futuro dell’umanità si moltiplicano. Molte indagini riguardano le previsioni sui cambiamenti di ciò che condiziona lo sviluppo della vita umana. Ma c’è anche bisogno di indagare su come cambiano gli umani, che evolvono non soltanto per via genetica ma anche e soprattutto per via culturale e tecnologica.
Per comprendere questa realtà, le metafore evoluzioniste si moltiplicano. Ma vanno ben comprese: non c’è nulla di ineluttabile in quello che la tecnologia può fare agli umani e in quello che gli umani possono fare alla tecnologia. Per riuscire a condurre la trasformazione in una direzione desiderabile occorre un salto di consapevolezza. Le domande da porsi sono molte. Ad alcune di esse, De Biase cercherà di dare una risposta che stimoli la riflessione sul tema:
Come cambia il corpo umano dotato di smartphone?
Come pensiamo l'evoluzione della vita collettiva nel mondo dei social network?
I robot sostituiranno gli umani al lavoro?
Perché qualcuno pensa che la tecnologia possa distruggere l'umanità e altri pensano che sia la soluzione a tutti i problemi?
Come si sviluppa la nostra capacità di guardare avanti e di costruire il domani?
Quale valore possono avere i fablab nell'educazione e nell'economia?
Come influisce il quadro culturale sull'evoluzione tecnologica?
Qual è il contributo del sistema dei valori alla tecnologia?
Che cos'è un ecosistema dell'innovazione?
Come si distingue ciò che è importante da ciò che non lo è, nella tecnologia. Perché saremo come sapremo?
Va in particolare sottolineato un aspetto non eludibile dello sviluppo: la tecnologia non è un’entità autonoma che può cambiare il destino dell’umanità, è piuttosto una forma di espressione tra le più importanti delle capacità umane. Sicché le decisioni fondamentali non spettano alla tecnologia. Ma a noi.